Il tema della Città è stato proposto a bambini e bambine di tutto l’istituto, nido infanzia e primaria, come progettualità trasversale, declinata secondo le età, ad intersecazione di tutte le discipline.
Molteplici sono gli sguardi proposti alla scuola dell’infanzia: la città concreta, Modena, luogo di storia e di memoria, da esplorare con la mappa, fotografare e rappresentare nei suoi monumenti; la città fantastica dei bestiari, dei tralci abitati, di draghi sirene e teste fogliate dei bassorilievi di Wiligelmo; la città surreale, nelle rielaborazioni tra fotografia, pittura ed arti creative di Spazio Mocart, artisti di Modena; la città delle persone e degli incontri quotidiani; la città nascosta, quella che non si vede e che non vogliamo o non ci piace guardare; che cosa significa costruire ed abitare la città…; il confine della cinta muraria che protegge ma che può escludere, e la porta che diviene il passaggio obbligato per entrare/far entrare, o per stare/lasciare fuori…
La maxi-installazione conclusiva, ispirata all’opera di Mimmo Paladino a Lampedusa, è una porta – Filoxenìa, che significa accoglienza, da filo = amare e xenìa = straniero; una porta da attraversare entrando in chiesa. Si compone dell’insieme di oggetti evocativi, di ciò che ciascun bambino e bambina ha scelto e portato da casa, per un viaggio forse senza ritorno; rappresenta ciò che portiamo con noi nel viaggio su questa terra, che cristianamente viviamo come stranieri, (Lettera a Diogneto): ci accompagnano persone e ricordi, per fare memoria della casa che abbiamo lasciato, mentre andiamo verso qualcosa o Qualcuno che ci aspetta.
Il primo solenne ingresso di bambini e bambine alla porta è preparato dal testo L’Abbraccio di D. Grossman. A conclusione l’evento teatrale, aperto al pubblico, con la narrazione del racconto Il futuro dei miei di A. Ghebreigziabiher; scenografie disegnate da bambini e bambine della scuola d’infanzia, sezioni quattro anni.
Alla porta ci porto me, insomma… ci porto me perché stare dentro e fuori le mura della città vuol dire essere liberi.
Bambini e bambine, Scuole Madonna Pellegrina